Foto: Gabriele Fanelli

[Questo articolo verrà aggiornato nei prossimi giorni con tutte le novità sulla vicenda.] 

“Semplificazione, trasparenza e affidabilità sono i valori che ci guidano nella relazione con i nostri collaboratori, i nostri fornitori e i nostri clienti. Perché al centro ci sono le persone, sempre.” È questo quello che si legge sulla pagina Facebook del Mercatone Uno, nella sezione che racconta la storia di uno dei marchi storici dell’arredamento nostrano, e che in tanti nel corso degli anni hanno ribattezzato “l’Ikea italiana”. La sentenza del Tribunale di Milano del 23 maggio scorso ha però confutato questa asserzione, sancendo il fallimento della Shernon Holding srl, la società che nell’agosto del 2018 aveva rilevato i 55 punti vendita del marchio.

Il fallimento è stato dichiarato effettivo dopo il respingimento, da parte del Tribunale, della richiesta di concordato preventivo. Oltre al danno, la beffa: i lavoratori hanno saputo di aver perso il lavoro tramite un passaparola sui social network, in piena notte. I responsabili delle varie filiali hanno avvisato i dipendenti e contestualmente hanno disposto il divieto di accesso ai locali dell’azienda.

Il 27 maggio si è tenuto un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) con i rappresentanti dei lavoratori e il Ministro Di Maio, per tentare di fare il punto sulla situazione. Claudia Nigro, segretaria provinciale di Filcams-Cigl, era presente al tavolo ministeriale e mi ha spiegato in sintesi cosa è emerso durante il confronto: “Shernon Holding srl sta per impugnare la sentenza del Tribunale di Milano, chiedendo di invalidare la dichiarazione di fallimento nonché il ripristino dell’amministrazione straordinaria (cioè il ripristino della situazione precedente all’acquisizione avvenuta circa un anno fa). Ciò consentirebbe di attivare ammortizzatori come la CIGS (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) e contestualmente procedere all’individuazione di un nuovo acquirente.” Le chiedo se non possano essere battute altre strade: “In realtà ci sono altre due vie percorribili: l’ipotesi dello spacchettamento, perché dai fornitori è stata avanzata la proposta di acquistare i singoli punti vendita; l’altra è l’ipotesi del cosiddetto spezzatino, cioè l’acquisizione dei singoli punti vendita da parte di imprenditori locali operanti nel ramo.” Claudia ha concluso dicendo che il confronto è stato positivo, e che sente di poter essere ottimista rispetto a ciò che accadrà.

Qualche foto dal presidio dei lavoratori di Mercatone Uno, stamattina a Francavilla.Avevamo già incontrato i…

Pubblicato da Petrolio su Venerdì 31 maggio 2019


I lavoratori e le lavoratrici francavillesi coinvolti dal crack di Mercatone Uno sono in tutto 43: in 9 sono stati licenziati lo scorso febbraio, e i rimanenti 34 sono rimasti senza lavoro in seguito alla sentenza di fallimento. Ho incontrato Massimiliano Di Presa, portavoce degli ex dipendenti del punto vendita di Francavilla Fontana.

Da quanto tempo lavoravi a Mercatone Uno? Quali erano le tue mansioni?

Lavoravo a Mercatone Uno dall’apertura del punto vendita di Francavilla, nel 1999. La maggior parte di noi lavorava lì dall’inizio, solo in pochi sono subentrati dopo. Ero impiegato in ufficio come addetto al ricevimento merci.

Alla luce di quanto è successo, pensi che la Shernon Holding sia l’unica responsabile del fallimento?

Ci sono chiaramente delle responsabilità, perché con la richiesta di concordato preventivo, fatta esclusivamente per tentare di bloccare il declino, la società voleva rendere vane le istanze di fallimento presentate dai fornitori stessi. Ovviamente sapeva di aver accumulato debiti ingenti e di non potervi fare fronte. Anche chi ha seguito la trattativa dell’acquisizione da parte della Shernon deve assumersi le proprie responsabilità: non è stata fatta alcuna indagine preventiva, non è stata richiesta alcuna garanzia finanziaria né dai funzionari del MISE né dai commissari che hanno portato avanti l’amministrazione straordinaria e poi la vendita. Per esempio, solo nei giorni scorsi abbiamo appreso che la società era stata costituita ad hoc per l’occasione.

Qual era la situazione prima dell’acquisizione della Shernon Holding?

L’azienda era in amministrazione straordinaria al momento della vendita, e versava in una situazione di crisi iniziata nel 2015 con la richiesta di concordato preventivo. Noi dipendenti, per ben tre anni, siamo stati sotto la guida di tre commissari, che intanto cercavano potenziali acquirenti.

Sembrerebbe che dal momento della vendita alla Shernon Holding in poi non ci sia stata una reale vigilanza sull’operato della società.

Sì, per questo dicevo che c’è stata leggerezza da parte di chi ha portato avanti tutta la trattativa. E anche successivamente alla sua conclusione. Inoltre, la vendita non è stata mai completata perché la Shernon Holding ha versato solo la prima tranche dell’importo concordato al momento dell’acquisto: in funzione di ciò adesso si chiede la retrocessione all’amministrazione straordinaria, e quindi l’annullamento della vendita, per permettere a noi lavoratori l’accesso agli ammortizzatori sociali ai quali non abbiamo diritto. Durante l’incontro tenutosi a Roma qualche giorno fa, il Ministro Di Maio ha garantito personalmente sulla celerità delle retrocessione per tutelarci.
La questione riguarda da vicino anche i clienti che hanno acquistato merci e attivato finanziamenti, e i fornitori. La politica ha manifestato la volontà di trovare una soluzione immediata per poter riprendere a pieno regime l’attività lavorativa.

È vero che c’erano già stati dei licenziamenti all’inizio dello scorso anno?

Quando c’è stato il passaggio alla Shernon, cioè ad agosto 2018, in occasione dei tavoli di confronto sono stati sottoscritti degli accordi sindacali che prevedevano dei tagli al personale. È stata quindi stilata una graduatoria (i cui criteri non sono in realtà stati resi noti completamente) e ci sono stati degli esuberi. Purtroppo quei lavoratori non sono stati riassunti né ricollocati in alcun modo.

Qual è stato e qual è il ruolo dei sindacati nell’intera vicenda?

I sindacati ci sono stati sempre accanto, sin da prima della sentenza di fallimento. Quando sono arrivate le prime avvisaglie (ad esempio, quando ha smesso di arrivare la merce e i magazzini erano vuoti), abbiamo informato i nostri referenti e li abbiamo sempre tenuti aggiornati.

Quanto tempo ci vorrà per accedere almeno agli ammortizzatori sociali?

Purtroppo dobbiamo aspettare i tempi tecnici. Il primo passo è che il Tribunale di Milano invalidi la sentenza di fallimento, previa istanza del curatore fallimentare: solo questo permetterebbe di ripristinare l’amministrazione straordinaria, e quindi di procedere con l’attivazione degli ammortizzatori sociali. Non credo che questo processo si concluderà in tempi brevi, ma noi lo speriamo perché è l’unico modo per poter percepire qualcosa in termini economici. Al momento, purtroppo, da quel punto di vista siamo completamente scoperti. Questo ritorno ci permetterebbe inoltre di ripristinare la nostra posizione contrattuale precedente all’ingresso della Shernon: infatti, da quel momento abbiamo subito tutti una decurtazione del monte orario, con conseguente riduzione salariale.

Qual è la prossima mossa?

Vogliamo coinvolgere il sindaco e gli assessori, dopo aver già coinvolto la Regione con l’apertura di una task force regionale. È importante interpellare tutti gli attori politici perché il nostro è un grosso disagio e non ha precedenti nella storia.
Per noi ex dipendenti, l’essenziale è che si riparta.

L’amministrazione comunale di Francavilla ha poi indetto per il 30 maggio un incontro sul tema, con gli ex dipendenti del Mercatone Uno e le rappresentanze sindacali. All’incontro erano presenti il sindaco De Nuzzo, il presidente del Consiglio Comunale Attanasi, gli assessori Magliola, Lonoce e Passaro. Dopo aver dato la parola ai rappresentanti sindacali presenti e ad alcuni lavoratori, gli amministratori hanno annunciato che il 7 giugno ci sarà un consiglio comunale monotematico al quale sarà presente l’assessore regionale alle attività produttive Borraccino, durante il quale avranno la possibilità intervenire anche alcuni degli ex lavoratori. Gli amministratori hanno anche assicurato che, alla luce di quanto accaduto, attueranno politiche attive di formazione ed eventuale riqualificazione del personale, considerato che il territorio brindisino non è in grado di riassorbire immediatamente i lavoratori e le lavoratrici.

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In contemporanea con questo incontro si è tenuta la riunione presso il MISE con i fornitori, i creditori, alcuni ex lavoratori e le associazioni di categoria. Ciò che è emerso non è incoraggiante: essendo scaduti i termini della precedente amministrazione straordinaria, per garantire l’accesso agli ammortizzatori agli ex dipendenti sarebbe necessario riaprire un’analoga procedura ex novo. Competente è il Tribunale di Bologna, che non si è ancora pronunciato. Le parti intervenute chiedono soprattutto chiarezza su quanto accaduto, perché man mano stanno emergendo dei particolari che non fanno altro che confondere una situazione già di per sé abbastanza intricata.

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Nei giorni scorsi, gli ex dipendenti del Mercatone Uno di Francavilla Fontana hanno organizzato dei presidi di fronte all’azienda. Ma non si è trattato di iniziative isolate: la priorità adesso è far sentire la propria voce, smettere di essere un numero e reagire.

Di seguito, i ritratti degli ex lavoratori e delle ex lavoratrici scattati da Gabriele Fanelli/Studio Lampo: l’intento è quello di dare un volto alla protesta perché, in questo momento più che mai, “al centro ci sono le persone”.

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Nella giornata di ieri, 7 giugno 2019, si è tenuto il Consiglio Comunale monotematico sulla questione Mercatone Uno, come preannunciato durante l’incontro sul tema della scorsa settimana. Erano presenti, oltre al sindaco, alla giunta e ai consiglieri, gli ex lavoratori e le ex lavoratrici del punto vendita di Francavilla Fontana e l’assessore regionale alle attività produttive Cosimo Borraccino.
La mozione presentata, poi votata all’unanimità dai presenti, prevede la messa in atto di azioni finalizzate alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla questione, al supporto delle richieste e delle necessità dei lavoratori, alla partecipazione attiva alla task force regionale e, ultima ma non meno importante, all’apertura di un ulteriore tavolo di concertazione con il Consorzio Imprese Riunite, assieme alla predisposizione di piani di riassorbimento e di riqualificazione degli ex dipendenti.
Molto significativo è stato l’intervento dell’assessore Nicola Lonoce, che ha dichiarato la disponibilità dell’amministrazione ad approfondire tutti gli strumenti legislativi utili a far fronte al disagio patito dai lavoratori e dalle lavoratrici. Nello specifico, l’assessore ha citato come esempio l’istituto dell’imponibile di manodopera: questa clausola sociale consente ad un’amministrazione, che metta a bando dei servizi nuovi, di presentare in sede di gara un elenco di lavoratori (provenienti da aziende in crisi) da assumere per l’esecuzione dei servizi, tenuto conto delle competenze necessarie e della quantità di forza-lavoro occorrente.  
Sono poi intervenuti i rappresentanti sindacali e alcuni lavoratori. Gli interventi di questi ultimi, in particolare, sono stati molto toccanti: dalle loro parole traspariva una fiera determinazione nel raccontare e nel raccontarsi, nel chiedere aiuto ma anche giustizia.
Al momento della discussione politica vera e propria, i capigruppo e i consiglieri intervenuti si sono detti d’accordo sulla volontà di fare tutto il possibile per mettere fine a questa situazione di crisi, impegnandosi ad agire sia a livello nazionale che a livello locale, e cercando di coinvolgere le altre 54 realtà colpite, con lo scopo di pianificare soluzioni insieme.

Qualcosa a livello nazionale, intanto, si sta muovendo: nelle stesse ore in cui si è tenuto il Consiglio Comunale monotematico, il Tribunale di Bologna ha accolto la richiesta dei commissari e revocato il provvedimento di cessazione dell’esercizio d’impresa: ciò renderà possibile l’accesso ai dipendenti agli ammortizzatori sociali, dai quali finora erano stati esclusi. Un altro segnale positivo è stato dato da Intesa Sanpaolo, che ha sospeso temporaneamente le rate dei mutui a carico degli ex dipendenti di Mercatone Uno.

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La situazione degli ex dipendenti di Mercatone Uno sembra essersi sbloccata: lo spiegano nel video che segue Massimiliano Di Presa, RSA Filcams-Cgil, e Barbara Clarizio, ex lavoratrice.
Martedì 18 giugno, in mattinata, è inoltre previsto un incontro in regione, a cui parteciperanno i rappresentanti degli ex dipendenti pugliesi assieme ai sindaci delle rispettive città. Contestualmente ci saranno dei sit-in organizzati dai sindacati di categoria, a cui prenderanno parte gli ex lavoratori e le ex lavoratrici di Mercatone Uno.

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Lo scorso 17 giugno, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sono stati nominati i tre nuovi commissari della seconda amministrazione straordinaria di Mercatone Uno – in seguito alle dimissioni presentate dai commissari precedenti: si tratta del commercialista Giuseppe Farchione, dell’avvocato Luca Gratteri e del revisore contabile Antonio Cattaneo. Contestualmente l’amministratore delegato di Shernon, Valdero Rigoni, è indagato dal Tribunale di Milano per il reato di bancarotta fraudolenta. 

Il 19 giugno, dopo un tavolo durato più di otto ore presso il MISE, l’accordo con i sindacati è arrivato: i 1860 ex dipendenti di Mercatone Uno avranno diritto alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria fino a dicembre 2019. In contemporanea è intervenuta una circolare operativa dell’Inps, che ha disposto lo sblocco del fondo di garanzia per liquidare i Tfr degli ex dipendenti, e la Camera ha approvato un emendamento al DL Crescita per includere gli oltre 500 fornitori di Mercatone Uno tra i beneficiari del Fondo Serenella, dedicato alle vittime dei mancati pagamenti. Unicredit, come Banca Intesa, ha deciso di congelare i mutui degli ex dipendenti per i prossimi dodici mesi. 

Anche a Francavilla qualcosa si muove: ieri pomeriggio, venerdì 28 giugno, gli ex dipendenti francavillesi di Mercatone Uno hanno incontrato le rappresentanze sindacali. “Si è discusso principalmente della CIGS”, ci dice Massimiliano Di Presa, RSA Filcams-Cgil, “e il punto è che il relativo importo è stato calcolato a partire dai contratti stipulati dopo l’acquisizione di Shernon Holding. I sindacati spingeranno affinché una manovra politica disponga l’adeguamento della cassa integrazione ai contratti anteriori, la maggior parte dei quali era a tempo pieno. Così come è stato approvato, questo ammortizzatore sociale non può garantire una vita dignitosa né agli ex dipendenti di Mercatone Uno né alle rispettive famiglie.” I sindacati, a tal proposito, nella giornata di ieri hanno chiesto la costituzione di un tavolo permanente presso il MISE, con l’ulteriore scopo di monitorare costantemente la situazione.

 

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